Nel Giardino di William Rose


Nel giardino
di WILLIAM ROSE
1857

TRADUZIONE: Salvator V. Rosati
William Rose
Passa in un bel bosco il boscaiolo
e si domanda quanta legna ci può fare
Sopraggiunge il carbonaio e da quei tronchi
soppesa tante pile di carbone.
Arriva il poeta e la sua anima vibra
raccogliendo una foglia:
quella che lo studioso osserva
analizzando ogni albero e ogni pianta.
E cosa dire del cacciatore
che già insegue nel pensiero
tutte le nascoste prede
che un pittore incantato dipinge?
Io sono il Giardiniere
che con tutti i loro occhi vede
e ogni loro ragione comprende.
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 www.Alza Lo Sguardo Mansueti e imperturbabili
i miei dolci fiori
come sempre si offrono
a ogni cielo volubile.
Sapessi anch’io come loro
vivere senza nulla pretendere
docile e flessibile a ogni tempo mutabile:
offrire anche all’improvviso gelo
la mia corolla splendente
o cedere più semplicemente
la mia grinzita foglia.
E senza rimpianto alcuno
per il mio gambo curvante
grato fino all’estremo attimo Signore
di respirare.

dilia.splinder.comQualche volta non so
perché dobbiamo amare solo le superbe corolle
o le foglie lucide e splendenti
quando sono i rovi e le lancinanti spine
a darci la misura della nostra statura.
flickr.comQuando mi appropriai
dell'alchimia dei pollini
creando primule multicolori
rose screziate e cangiando
in bianco i papaveri e in giallo le viole
gli animi semplici si complimentarono
e riempirono le loro case di nuovi colori.
Non così il prelato e i suoi bigotti
che senza dirmi parola mi tolsero il saluto
e nascosero le loro ragioni dietro un segno di croce.
Ciò che intesero mi fu ben chiaro
quando la mia dirimpettaia mi urlò “Blasfemo”
e se per caso io volessi sostituirmi a Dio.
Ma io volli solo trasportare i suoi meravigliosi colori
nei miei fiori prediletti.
E se ciò reca offesa senza mia intenzione
al suo più alto disegno o a ogni opera originale
che uccida allora il mio piccolo ingegno
e con esso bruci ogni mia presunzione.

 

Dopo un’età di fatiche
la mia bella casa mi accoglie
e fino all’ultimo ninnolo
sorride.
Ma fra le coppe d’argento
l’ebano delle cornici
e le damascate poltrone sotto un prezioso alare
il sorriso migliore esplode dal davanzale
dove primule multicolori
gettano luci gioiose sui tappeti dell’anima
e contro cui ogni altra cosa intorno
spesso ai miei occhi scompare.

giovane ragazza Fragonard www.threesources.comNei giorni di furiosa attività
scorrevo i dorsi dei libri con afflizione
troppo preso a volte per una sola pagina
troppo stanco spesso per un solo frammento.
Miglioravo parchi e delle case abbellivo i giardini
insoddisfatto talora delle più argute soluzioni.
Finché non divenni così solido
da potermi risedere allo scrittoio
dopo aver scelto un titolo dalla mia dimenticata libreria.
E allora finalmente lo capii che i libri sono gli alberi
e certe frasi i loro fiori migliori
che possiamo cogliere o piantare
nel nostro intimo giardino.
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Un giorno lessi quel tale Carlyle;
un filosofo dall'impeto travolgente.
"I tempi languono, dissecati rami;
non è più tempo di veri uomini: i grandi eroi”
La pensavo anch'io così
prima di lavorare per qualche tempo
in una di quelle nuove fabbriche
che come funghi spuntavano nei miei sobborghi.
Sudore, lezzo di unto e polvere di metallo;
e curve schiene dentro giornate vuote.
Ora che so quanto valga per ogni pianta
il terreno fertile e la cura contro la calura o il gelo
e la fresca acqua e ogni sana potatura
dico che di giorno in giorno stentatamente avanti
erano eroici anche quei ruvidi operai
così come questa storpia mammola che non demorde
ed offre uno stremato fiore
fra questa zolla riarsa.
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Beh Carlyle
qualcosa di vero tu lo dicesti
tanto che stasera trascino i miei mesti passi
all'ombra di un ricordo.
Ora ci fu quella guerra;
una come tante
perché tutte paiono alla fine
assurdamente senza senso
insensatamente crudeli
e io ero militare al comando di “Picche”.
Era un suo modo di dire di quando doveva diniegare,
dalla sua grande passione di giocatore di carte:
era diventato il suo nome
e probabilmente vedeva davvero il mondo
come un'eterna partita.
Ma io ch'ero dietro in quella battaglia
accasciato da una ferita
e vedevo il prossimo diluvio sui miei compagni
ebbi la forza di rialzarmi — lui che mi fece scudo —;
lui che fu pungolo e baluardo dei miei cento compagni
lanciati all'assalto: petto trafitto dai colpi
occhi riversi di un blu lancinante.
È tempo di potare le rose sulla collina
accanto al cipresso sotto cui egli riposa
e dove ho trovato la forza del mio piccolo gesto;
noi dal nostro piccolo coraggio
dietro il coraggio dei grandi.  VAN_GOGH_CAMPO_DI_GRANO_CON_CIPRESSI_1889
Particolare del GiardinoCi sono giorni di furore
giorni tesi alla fuga.
Niente è pace nel mondo
e persino la mia casa è straniera.
Solo nel mio giardino allora
ogni mio silenzio ritorna parola
ogni chiasso del cuore
ridiventa pace.
C'è un angolo di erbe matte
lungo un dosso del mio giardino
lasciate in tanto ordine
senza apparente ragione.
Ma quando il miracolo di ogni estate appare
attratte dagli umidi umori di queste erbe
migliaia di lampare;
le eterne lucciole dei nostri sogni
si danno convegno.
E così ogni cosa, perfino la  più disprezzata
ha una sua ragione
ed io vengo guidato anche nella più buia notte
all'estremo giardino da quel pulviscolante faro.
Io che nelle estenuanti notti di queste sere
fra questi lontani e presenti odori
ritorno il bambino
che guardava il mistero del mondo
con occhi stupiti.
www.jonskifar.worpress.commsAcceso spento
acceso acceso spento spento
acceso spento spento acceso
accesi accesi spenti accesi
spenti accesi accesi accesi.
Pare che siano richiami d'amore
ed io per un attimo tremo
per tutti gli amanti del mondo
e i miei perduti amori.
Anni fa mi invaghii di Regineth:
era un'attrice alle prime armi.
E a una sua prima mi presentai
con uno smagliante mazzo di anemoni viola:
urlò come un'ossessa, mi spinse in una pozza
rinunciò alla sua parte e non la vidi più.
Fu così che seppi a mie spese
della proverbiale avversione degli attori
al viola.
R

 

 

renoir
Delle donne che potrai pensare come fiori
non saprai dimenticare la rossa Giusy
scanzonata e ridente come un girasole;
come un narciso l'esile Mara
distaccata e vibrante
e fresca come una primula la giovane Dora.
E che dire di Betty dallo sguardo altero
e i fianchi intriganti come una rosa?
Ma tutte ahimè non le potrai avere
come in un giardino;
così quando ad una di esse offrirai il tuo cuore
ne mancherà un brandello per ogni fiore.
Immagine 212
La signora “Gelsomino”
è la cliente di ogni estate
nonostante il tempo inclemente
di ogni nostro inverno le incenerisca le radici.
Sui suoi terrazzi
ne vuole a iosa di gelsomini.
E al loro primo profumo
stringe le nari rabbrividendo come una puledra;
gli occhi socchiusi in rovesci di sole:
— Ah l'Africa, l'Africa. Tu non sai dell'Africa! —
e c'è più in quella esclamazione
che in un intero racconto.
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Giuditta mi porse quel raro libro;
aprii a caso e lessi a voce alta
"La favola della formica e la cicala”
Il giudice fu compiaciuto
del piacere di sua figlia e del suo regalo
— Eh! Bisogna aver giudizio... —
sentenziò quando lo finii,
— e voi caro William cosa vi sentite
ditemi: chi vorreste essere? —
Sorrisi; ma non gli dissi di un tempo
in cui mi trovai in un dilemma tale
che riempì di incubi i miei giorni.
Finché una notte non sognai
di essere diventato una formica
dal cuore di cicala.
Insomma io ve lo dico
non potrei che continuare ad andare
da William Rose;
pure aumentasse i prezzi di un bel pezzo.
E voi andate
ammassatevi pure nel nuovo emporio
fra quell'ammasso di merci e l'occhio fisso
a braccare i prodotti
urtandosi l'un l'altro senza quasi vedervi
ansiosi di uscire al più presto da tutto il pecorame
come una guerra del pane in tempi di guerra.
Credetemi almeno i fiori vanno trattati come bambini
seppure alcuni genitori li strozzino
e non c'è  niente di meglio che farmi spiegare dal mio Willy
ricordando l'annata gonfia di rose del mio giardino
e il mio geranio presente.
E non sentirmi “legga le istruzioni”
e veder trattare un fiore come una verdura
e peggio come un cotechino;
e sentirmene parlare con la stessa indifferenza
di un tocco di pancetta o di un calzino.
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Accadde che al Giardino Botanico
comprai dieci nuove piante esotiche
e una mi colpì in particolare.
Le esposi in vendita fra l'ammirazione dei clienti
che fecero cento esclamazioni su quella che mi colpì in particolare.www.crispibonsai.com
Ma al momento di sceglierne una
quelli che potevano comprare –dato gli alti prezzi-
chi per una ragione e chi per l'altra al momento decisivo
acquistarono la loro pianta
lasciando lì invenduta la stessa che ci aveva colpiti in particolare:
ottima estetica buona resistenza giusto prezzo a nulla servirono;
vanamente a convincere i clienti mi accalorai.
Così non potei fare a meno di pensare
a certe ragazze che paiono perfette
ma che poi alla fine rimangono non scelte
sulle bancarelle della vita.

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Il bambino mi guardò stringendo fra le mani
il suo prezioso salvadanaio
“E' quella la pianta che mi vuole regalare;”
mi spiegò la madre “proprio quella pianta.
Ma c'è un problema:i suoi soldini non gli possono bastare”.
“Vediamo” dissi io.
Il bimbo
bello come può esserlo
solo chi ha questi precoci pensieri
mi versò sulla mano tutti i suoi penny dalla scatola di latta.
“Ecco. Questa è sua, signora; e questo il tuo resto ometto”.
E quel giorno nessuno mi pagò altrettanto bene
una pianta o un fiore.
www.barefootted.comApparve all'improvviso
mentre noi sul piazzale danzavamo
musiche popolari alla Festa dei Fiori.
Apparve come un dio:
alto gagliardo dalla salda muscolatura
sotto quelle nuove tute d'atleta
di non si sa quale disciplina.
Alcuni dei presenti
soprattutto quelli avanti negli anni
sempre ballando lo osservarono.
Ed egli dalle nocchie possenti
sudato come doveva essere Vulcano
nella sua mitica fucina
a sua volta ricambiò con un sorriso enigmatico
e un'aria canagliesca ma mai cattiva.
Miss Thelma col suo sorriso di rosse bacche
dopo avergli lanciato uno occhiolino scherzoso mi esortò:
“Balliamo mio giovane William;
almeno voi -Dio volendo- abituatevi a ciò che infine sarete:
una simpatica striminzita figura come me
che danza su una vecchia musichetta.
Perché se anch'io vedo in lui
il mio passato e il vostro presente
lui ancora non vede
che c'è un posto vuoto che l'attende -Dio volendo-
su questa stessa pista.
La NotteTalvolta un'ombra passa
e talora è un palpito improvviso;
un pensiero ossessivo ad incupire la notte.
Non è stagione di rifugiarsi in giardino
per dissolvere l'ansia in bagliori:
tutto parla della Nera Signora
sotto questo cielo invernale;
e chi allora non ne ha mai provato paura?
Ma negli inscrutabili sogni fra le lenzuola
il mio sussulto ti risveglia
e allungandomi una mano
la tua voce suona come una sorgente:
“C'è qualcosa amore?”
Così al mio fianco ritrovo
un fiore palpitante con troppa vita dentro ;
per dare ancora retta alla Nera Signora.
Tutto cominciò quando acquistai il Parco
a ridosso del mio Giardino
per sottrarlo alla speculazione.
Un giorno Brigith arrivò col suo canarino morto
stretto fra le sue piccole mani:
“Voglio che abbia una sepoltura”.
E lo disse varie volte con una decisione nella voce
che non ammetteva repliche:
“Voglio che abbia un sermone”.
Insistette ancora quando lo seppellimmo
in un angolo del Parco che parve andar bene.
“Signore -iniziò lei con una mano sul cuore
dopo il mio evidente imbarazzo-
tu sai che per me ho detto molte bugie.
Ma non credere alla mamma:
Flock non era affatto stupido ed odioso
e si faceva capire bene.
E in ogni caso mi stava ad ascoltare
molto più di quanto fa la mamma
che non fa altro che lasciarmi
con miss Barklej l'istitutrice o Mary la cameriera;
Giudith la cuoca oppure la governante.
Ti prego -quando ci rivedremo-
fa che il mio uccellino sappia parlare
o fai cinguettare me: così la mamma lo capirà”.
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Erano così uniti che camminando
nessuno sapeva chi dei due seguisse;
anche adesso che la terra è fresca 
sulle stanche ossa del buon vecchio John.

Mugola gratta ringhia perfino;
ferocemente abbaia coi suoi denti gialli
lui di solito perennemente scodinzolante
tanto che il becchino l'ha lasciato andare
sulla tomba del vecchio John.

Ulula la sera;  
ulula e non smette
smettendo di bere e di mangiare
accucciato per tre giorni sulla terra dello stanco John.

“Che fastidio” e “Non è bene un cane fra i cristiani”
“Bisognerebbe acchiapparlo; cacciarlo via” 
“Allontanarlo assolutamente; che scocciatura anche il vecchio John”.

Ma i cani hanno un istinto fiutano scelgono;
con gli occhi parlano e forse capiscono:
di certo amano e così a volerlo acciuffare 
nessuno lo ritrovò più fra le tombe
il cane del defunto John.

Sono passati dieci giorni e io alla fine so tutto di tutti;
perfino del cane del vecchio John che si è nascosto e finalmente 
si è lasciato morire 
o più semplicemente è morto sognando la mano del suo padrone
disteso sulla terra del buon John.





Ora c'è una tomba in più nel cimitero degli animali:
“Al caro e fedele Whisky.
Come avrebbe desiderato John”.
E anche Lassù sono sicuro che nessuno sappia dire
chi dei due camminando vada avanti
e chi segua.
www.amandalusianfarm.comA Everly il mio cavallo migliore;
perché amai ciò che avrebbe potuto diventare
non il suo destino avverso.
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Non deridete queste parole
per il mio pesciolino che portai dalla costa.
Nella vasca in cui viveva
i suoi guizzi muovevano i ricordi:
le scorrerie fra le rocce;
le attese indistinte seppellite dal tempo
come dal mare le orme sulla sabbia.
C'è un po' del mio cuore
in questa piccola fossa.
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In una notte di pioggia
sei apparsa silenziosa
strusciandoti contro la mia gamba;
gli occhi come due stelle cadute dal cielo.
Altrettanto silenziosamente te ne sei andata
a riportare nel firmamento quelle due stelle rubate
per gettare un po' di luce sulla mia strada.
Dormi coccolone:
tu che eri il migliore dei cani
e sei finito col peggiore dei padroni.
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