C’era un albero grande c’erano sette amici e c’erano sette noci

 

Premessa

 

Credo sia naturale che chi è affascinato dalle favole o fiabe, un giorno o l’altro si domandi se anche la sua terra – in questo caso un’isola così “isolata” storicamente come la Sardegna – nasconda qualche perla non ancora narrata.

Miti, leggende, i demoni, le fate e le figure archetipe a volte sfilacciate e apparentemente illogiche erano presenti già in me, tramite i racconti orali di chi trovavo disposto a svelarmene qualche traccia.

Le biblioteche di Bologna, l’ Archivio etnografico di Stato di Roma e qualche esame universitario in materia, sono stati utili per dare un senso comparato a una miriade di frammenti stratificatisi nella mia infanzia. Ciò è stato utile in modo particolare,  per la stesura  de  L’albero di Diana.

Tuttavia devo doverosamente ringraziare per almeno tre favole, mia sorella Maria Teresa, che dietro mia richiesta è riuscita a registrarle dalla viva voce di persone già allora piuttosto anziane. Si trattava di una sorta di soggetti, che trascritti, avrebbero riempito -ognuno- lo spazio di una pagina; trame che ho ripulito dalle incongruenze e sulle quali ho lasciato lievitare lavoro e ispirazione.

Dell’intera raccolta – C’ èra un albero grande …- è stata per altro pubblicata nel 1993, sulla rivista della casa editrice Ellin Selae, allora agli albori.

Il dono di Pietrino, vuole essere un omaggio al glottologo carrarese Gino Bottiglioni (1887-1963).

 

 

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L’amore delle tre arance

Beh! C’era poco da fare una volta, quando non si avevano figli; se non che votarsi a Dio e ai santi e quando questi parevano non bastare, rivolgersi a qualche strega che ti trovasse l’incantesimo giusto.
E tutto questo lo facevano da tempo i padroni di Roccaraso, giunti troppo avanti negli anni, senza figli.
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Maria Tartaruga

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Voi non avreste fatto la stessa cosa? La faccenda è semplice. Immaginate di avere una figlia non troppo bella, anzi decisamente bruttina e oltretutto antipatica.
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                      www.LEGANERD_030056Signorita

Non per niente la chiamavano “Signorita”, questa ragazza con mille ragioni di lamentarsi e converrete con me, che ne aveva ben ragione.
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                            Dorindo’www.ffonline.it

— Vai a prendere il fuoco; – si sentì chiedere come ogni mattina, ormai da oltre un anno.
Zaradina fece un gesto di stizza: i servi, al solito, non erano stati attenti affinché il fuoco non si spegnesse durante la notte.
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L’albero di Diana

— Mammai Rò; me la date in moglie, se vi nasce una bambina?
Così la bloccò Fereu, il giovane e sprezzante pastore diventato capofamiglia e possidente, da quando due anni prima gli uccisero il padre.
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campanaccioIl dono di Pietrino

 

 

 

Pietrino se ne andava radioso nella bella stagione tutta da venire. I giorni di noia, il fango dei sentieri, il freddo dei capanni si erano disciolti in quel sole, come se non fossero mai esistiti.             pittura anderson     
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 C’era un albero grande…                                il_430xN_1893823

Un giorno l’albero chiamò uno di loro.
— Questa noce ti era destinata: chiedi e sarai ciò che vuoi.
— Voglio sciogliere con le mie dita i sette nodi di sette capelli.
— E sia; rispose l’albero di noce facendo cadere un frutto nelle sue mani.
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